The Guardian seems to be alone in covering this one in English, but (as we shall see) what is being touted as a ‘new discovery’ has been in the process of excavation for at least three years now. Here’s the Guardian‘s coverage:
Archaeologists who have completed the excavation of a 900-seat arts centre under one of Rome’s busiest roundabouts are calling it the most important Roman discovery in 80 years.
The centre, built by the emperor Hadrian in AD123, offered three massive halls where Roman nobles flocked to hear poetry, speeches and philosophy tracts while reclining on terraced marble seating.
With the dig now completed, the terracing and the hulking brick walls of the complex, as well as stretches of the elegant grey and yellow marble flooring, are newly visible at bottom of a 5.5 metre (18ft) hole in Piazza Venezia, where police officers wearing white gloves direct chaotic traffic like orchestra conductors and where Mussolini harangued thousands of followers from his balcony.
“Hadrian’s auditorium is the biggest find in Rome since the Forum was uncovered in the 1920s,” said Rossella Rea, the archaeologist running the dig.
The excavations, which are now due to open to the public, are next to a taxi rank and squeezed between a baroque church and the Vittoriano, an imposing monument to Italy’s defunct monarchy, which is nicknamed the Typewriter by locals.
The complex was only unearthed thanks to excavations to build a new underground railway line which will cross the heart of Rome. “We don’t have funds for these kind of digs so this has come to light thanks to the new line,” said Rea.
Archaeologists keeping a careful eye on what gets dug up have proved to be a mixed blessing for railway engineers, who have had to scrap plans for two stations in the heart of the centre of Rome when it was discovered their exits to the surface cut straight through Roman remains.
With the discovery of Hadrian’s complex at Piazza Venezia, the line risked losing its last stop in the centre and being forced to run into the heart of Rome from the suburbs and straight out the other side without stopping. But Rea said the station and the ruins could coexist.
“I believe we can run one of the exits from the station along the original corridor of the complex where Romans entered the halls,” she said.
The site sheds new light on Hadrian’s love of poetry – he wrote his own verse in Latin and Greek – and his taste for bold architecture – an 11-metre-high (36ft) arched ceiling once towered over the poets in the central hall.
Today the performing space is riddled with pits dug for fires, revealing how after three centuries of celebrating the arts, the halls fell into disrepair with the collapse of the Roman empire and were used for smelting ingots.
At the centre of the main hall, like a prop from a disaster movie, is a massive, nine-by-five-metre chunk of the monumental roof which came crashing down during an earthquake in 848 after standing for seven centuries.
Following the quake, the halls were gradually covered over until a hospital built on top in the 16th century dug down for cellar space. “We found pots lobbed down a well after the patients using them died,” said Rea. “We could date them because the designs on the glaze were the same we see on implements in Caravaggio paintings.”
While I was reading this, I couldn’t believe that I hadn’t mentioned it in rogueclassicism before … sure I miss things and I sometimes am too quick to delete things as I try to get to ‘inbox zero’, but this struck me as too major to have been missed. And yet, I couldn’t find any mention of ‘Hadrian’s auditorium’ in the thousands of posts in our archive. There were hints, however … back in 2008 we read of a staircase being found which led to some previously-unknown building (Roman Staircase Found … cf. Roman Staircase Update). We also heard of a sixth century copper foundry (Rome Subway Finds). Was that part of this? It just might be if I’m reading this column from Il Fatto Quotidiano correctly, which seems to have the same qualms I do about this being presented as ‘new’ when it’s been going on for at least three years. Ecce:
Diversi quotidiani nazionali, nelle pagine romane, dedicano ampio spazio alla notizia del ritrovamento di un nuovo, importantissimo, monumento dell’antichità, “nel cuore della città”. L’Auditorium di Adriano, l’“imperatore-costruttore”. Un risalto giustificato anche dalla sua promessa valorizzazione, attraverso la musealizzazione all’aperto. In realtà un complesso noto almeno dal 2009. Anche al grande pubblico.
Era tutto nato con una polemica. Nel novembre del 2008. I lavori per la realizzazione della fermata e le uscite della Linea C della metropolitana in Piazza Venezia, avevano costretto all’abbattimento di dieci piante secolari, cinque pini, due palme, due cipressi e una quercia a Piazza Madonna di Loreto. Tra la Chiesa di Santa Maria di Loreto e via dei Fornari. Gli ambientalisti a gridare le loro ragioni contro quello scempio. Inutilmente. Nel frattempo, nello stesso anno, un primo sondaggio accanto alla chiesa di Santa Maria di Loreto, aveva rivelato una scala monumentale, con gradini che l’allora Soprintendente archeologo di Roma, Angelo Bottini, dichiarò sembrare “fatti più per stare seduti che per essere saliti”. Un primo significativo indizio.
Poi l’avvio delle indagini archeologiche sulla piazza liberata dagli alberi e recintata. In un settore di estremo interesse per quanto concerne il tessuto urbanistico della città antica, trovandosi nelle immediate vicinanze del monumentale complesso del Foro di Traiano. Peraltro sorprendentemente “poco esplorato” in passato.
Nel 2009 la scoperta di un’altra scalinata, consorella di quella individuata due anni prima, proprio di fronte. Scoperta e purtroppo nascosta sotto il palazzo delle assicurazioni in cui era stata interrata. Lo spazio compreso tra le due gradonate, ampio circa tre metri, pavimentato in lastre rettangolari di granito grigio incorniciate con giallo antico. Le due gradonate situate all’interno di un’aula rettangolare lungo i lati Nord e Sud, costituite entrambe da sei gradini, e contenute ai lati da parapetti marmorei. Una seconda aula, posta a sud della sala centrale, separata da essa da un cuneo al cui interno sono collocate le scale per accedere al piano superiore. Il rinvenimento in situ e tra il materiale di crollo di numerosi laterizi bollati recanti le coppie consolari del 123 d.C. e del 125 d.C. consentiva di porre la costruzione di entrambe le aule nella piena età adrianea. Elementi che hanno fatto ipotizzare da subito all’archeologo Roberto Egidi, della Soprintendenza di Roma, di trovarsi davanti all’esatta riproduzione dell’Athaeneum che l’imperatore Adriano aveva fatto erigere ad Atene, accanto alla grande biblioteca costruita nel 132 d.C. Poi il proseguo degli scavi. Fino a pochi mesi fa. Il quadro ormai chiaro. Certamente dal punto di vista dell’articolazione planimetrica dell’edificio. Forse non del tutto per quanto riguarda l’interpretazione funzionale. L’edificio, costituito da tre aule, con pareti alte 20 metri, si estendeva su 1500 metri quadrati.
Le ragguardevoli dimensioni, la ricchezza della decorazione interna e l’alto livello della tecnica costruttiva sono elementi che conferiscono a questo complesso un carattere dichiaratamente pubblico e monumentale. L’assetto planimetrico richiama categorie architettoniche connesse all’esercizio di attività culturali come gli auditoria, luoghi in cui si svolgevano recitationes e lezioni di retorica.E’ dunque assai probabile che possa essere identificato proprio con l’Athenaeum adrianeo. Che però le fonti datano al 135 d. C. Quindi un decennio circa dopo le indicazioni fornite dai bolli laterizi scoperti. Slittamento cronologico che non inficia la supposta interpretazione. Un monumento del quale nessuno conosceva l’ubicazione esatta. Neanche la “Forma Urbis”, la pianta monumentale marmorea di Roma imperiale fatta all’epoca di Settimio Severo e di cui si conservano importanti frammenti, ne certifica la presenza.
Un monumento che, secondo consuetudine in ambito urbano, ha subito numerosi utilizzi. Cambiamenti di funzione. Da quando iniziarono le spoliazioni nel VI secolo d. C. Prima forse Zecca bizantina per la produzione di monete bronzee. Successivamente una necropoli. Infine un ospedale.
Terminate le indagini e gli studi avranno inizio le opere di restauro. Per le quali sono previsti almeno tre anni e, soprattutto, un milione di euro. Intanto, si dice, arriveranno presto i pannelli didattici. Necessari per fornire le informazioni essenziali sul monumento, farne capire i mutamenti nel corso dei secoli.
Insomma la notizia sembra riguardare non tanto lo status quo del complesso antico. Riconosciuto unanimemente come di straordinaria importanza per l’archeologia romana. Quanto la vita futura. La possibilità che esso dopo essere appannaggio esclusivamente degli addetti ai lavori, possa trasformarsi davvero in Bene Comune. Divenga fruibile ai più.
A destare comprensibile perplessità è proprio questa fase. I tempi e le risorse necessarie. Tante volte è già accaduto che resti unici nel loro genere, terminate le indagini, siano rimasti a lungo rinchiusi in recinti che si era promesso provvisori. Testimonianze estremamente significative, sostanzialmente alienate alla visita. Se non alla vista. Non allontanandosi troppo da Piazza Madonna di Loreto, quel che ancora succede lungo via dei Fori imperiali, all’altezza della Basilica di Massenzio. Dove sono resti del Foro della Pace, individuati diversi anni fa, attendono ancora di essere resi accessibili al pubblico. In quanto ai fondi, dei quali si è sempre alla spasmodica ricerca per qualsiasi intervento riguardi i nostri Beni Culturali, non si può che sperare che sia possibile reperirli. Nell’attesa vien da pensare, quasi con rabbia, alle spese dissennate che la politica ha praticato negli ultimi anni. Ma anche alle risorse mal impiegate da funzionari, non sempre adeguati, del Ministero dei Beni Culturali. Intanto l’archeologia, anche a Roma, riacquista la scena.
Whatever the case, it is a major find … I can’t figure out, however, whether it is mentioned in the Severan Marble Plan or not … does anyone know?
