“Unique” Burial from Lamezia

A monumental tomb/sarcophagus find dating from the third century B.C. made during sewer/pipeline construction; it appears to be undisturbed. The find includes a lamp and a belt/bracelet of some sort, but we have no photos, alas.  The article mentions the possibility of some connection with the necropolis of the ‘subcolony’ of Croton, which would be a major find. The usual obstacles one finds in Italy (i.e. landowners unwilling to open up their land to digging) seems to be in operation here as well …

È una tomba unica nel suo genere. Come non se n’erano mai viste prima. La scoperta del sarcofago del III secolo a.C. in un oliveto vicino alla caserma dei vigili del fuoco a Caronte, così come anticipato ieri dalla Gazzetta del Sud, è di certo una delle scoperte più importanti avvenute negli ultimi anni nel nostro territorio.
Si tratta infatti di una tomba monumentale che non ha precedenti nel lametino e che di certo, per la fattura e le accurate lavorazioni, doveva appartenere a qualche personaggio importante dell’epoca. La cassa è infatti formata da ben otto lastre calcaree: due laterali, due testate e quattro usate per la copertura. I due lati lunghi del sarcofago sono formati da pezzi monolitici, mentre nella parte interna della lastra superiore sono state trovate delle incisioni.
All’interno del sarcofago, che al momento del ritrovamento era ancora integro, non “profanato”, gli archeologi hanno rinvenuto una lucerna e un pezzo femore.
Il fatto anomalo è che all’interno della tomba è stata rinvenuta solo una lucerna: all’epoca si usava invece deporre un cinturone se si trattava di un uomo o un braccialetto di bronzo se si trattava di una donna. Anche se ci sono stati molti casi in cui all’interno delle sepolture non è stato rinvenuto alcunchè.
Il dato certo, è che si tratta si una tomba appartenente ad una personalità importante, anche perchè le sepolture comuni erano fatte da lastre di terracotta, proprio come quella esposta al Museo archeologico del Complesso monumentale San Domenico, venuta alla luce durante uno scavo a Caposuvero condotto dai volontari dell’Associazione archeologica lametina.
Il sarcofago rinvenuto vicino al fiume Bagni è molto profondo e anche molto pesante, infatti gli archeologi dovrebbero smontarlo, catalogare i vari pezzi e poi rimontarlo all’interno del Museo, col supporto di una gru.
Questa importante scoperta potrebbe comunque non essere l’unica: intorno all’area transennata sono state già intraviste altre sepolture, anche se non magnificenti come il sarcofago in lastre calcaree.
Non è escluso che in quest’area, non molto lontana da Terina, possa essere localizzata la necropoli della sub colonia di Crotone. Un’ipotesi che, se fosse confermata, rappresenterebbe una scoperta dal valore inestimabile, che porterebbe la città di Lamezia alla ribalta delle cronache mondiali, e questa volta non per fatti di cronaca.
La scoperta della tomba è avvenuta fortuitamente, solo perchè su questo terreno (privato) si stanno effettuando dei lavori per il passaggio del metanodotto. Anche se gli studiosi sanno bene quanto sia importante questa zona dal punto di vista archeologico.
Due sono però gli ostacoli da sormontare: il primo è rappresentato dai proprietari dei terreni, spesso restii a lasciare le proprie terre coltivate a fini archeologici e culturali; il secondo sono le Istituzioni, che troppo spesso “disperdono” energie e fondi per manifestazioni passeggere e festaiole (per carità sono importanti anche queste!) invece di investire su progetti che puntino alla riscoperta del nostro passato e che possano riportare alla luce pezzi della nostra storia.
Bisognerebbe infatti investire di più sugli scavi archeologici, anche perchè ci sono zone, come quelle di Sant’Eufemia Vetere, dove basta spostare un po’ la terra per trovare reperti storici dall’inestimabile importanza.
Lamezia non ha bisogno di mega progetti irrealizzabili per poter sviluppare il turismo, basta solo scavare qualche metro di terra: il suo tesoro ce l’ha già, basta solo volerlo scoprire.

Surveying Philosophiana

Philosophiana is the modern ‘Sofiana’ which has been archaeologically poked and prodded for the past fifty years or so … just down the road from Piazza Armerina … from SiciliInformazioni comes news of plans for another survey there:

Da oltre 15 giorni è presente a Mazzarino una spedizione di archeologi che proviene da un progetto di collaborazione internazionale tra le Università di Cambridge, Siena, Messina e Filadelfia. Obiettivo: analizzare il sito romano di Philosophiana. “Il sito romano di Philosophiana (c.da Sofiana, Mazzarino – CL), che ha vissuto quasi mezzo secolo di intermittente attività archeologica, dalle prime ricerche di Dinu Adamesteanu degli anni ’50 a quelle
condotte più di recente dalla Soprintendenza di Caltanisetta, riveste una notevole importanza dal punto di vista archeologico. La sua vicinanza alla grande villa romana del Casale di Piazza Armerina- afferma il prof. Emanuele Vaccaro, uno dei coordinatori della spedizione- , una delle più ricche del Mediterraneo, la sua lunga storia occupazionale (dall’Età del Bronzo fino al XIII secolo d.C.) e le sue complesse funzioni (mercato, stazione di sosta lungo la viabilità, luogo per la riscossione delle tasse, abitato) lo rendono fondamentale non solo per lo studio della Sicilia romana, ma anche per le tematiche più generali riguardanti il controllo del territorio, l’economia latifondistica e le reti commerciali”. Il progetto, parte integrante di uno specifico Protocollo d’intesa stipulato nel 2009 tra la Soprintendenza di Caltanissetta, l’Università di Messina e la Cornell University, consiste in un articolato programma di studio, ricognizione e scavo attuato per più fasi e si pone i seguenti obiettivi generali: comprensione dell’evoluzione cronologica e funzionale del sito dall’Età del Bronzo in poi; studio delle relazioni tra il sito ed il territorio circostante nelle diverse epoche di vita; definizione del suo ruolo quale luogo di scambi; utilizzo del sito quale campione per meglio intendere le relazioni di controllo nel sistema insediativo romano e le relazioni tra questo e l’organizzazione del fisco. Il raggiungimento di questi obiettivi viene attuato attraverso le seguenti attività: studio e pubblicazione dei materiali inediti dei vecchi scavi; ricognizione intensiva e sistematica all’interno del sito; prospezione geofisica del sito per determinarne l’esatta estensione e la planimetria generale anche attraverso piccoli saggi di controllo; ricognizione di superficie nel territorio circostante; eventuale scavo estensivo di una o più aree. L’attività in corso svolgimento nella campagna del 2010 consiste: nell’avvio delle ricognizioni nel territorio circostante il sito; nel proseguimento delle prospezioni geofisiche all’interno del sito; nell’effettuazione di una serie di piccoli saggi di controllo dei risultati delle prospezioni geofisiche effettuate nel 2009 all’interno del sito. Il Team di progetto è costituito dai responsabili scientifici Prof. Gioacchino Francesco La Torre (Università di Messina) e Prof.ssa Kimberly Bowes (già Cornell University, dal 2010 Pennsylvania University, Philadelphia – USA), dai responsabili operativi Dott. Emanuele Vaccaro (Cambridge University – UK) e Dott.ssa Mariaelena Ghisleni (Università di Siena) e da studenti e collaboratori delle Università di Messina, Grosseto, Cambridge e Pennsylvania; il coordinamento delle attività è affidato alla Dott.ssa Rosalba Panvini, Soprintendente BB.CC. di Caltanissetta, e alla Dott.ssa Carla Guzzone, dirigente del Servizio Beni Archeologici della Soprintendenza di Caltanissetta.